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Il make up come espressione di un messaggio sociale: il racconto del backstage di Avavav

Da Avavav ci arriva una performance potentissima che ci fa riflettere sul concetto di odio online

La Settimana della Moda non è soltanto un evento durante il quale individuare in anteprima le tendenze che vedremo, ma è o dovrebbe essere anche un'occasione per esprimere un messaggio che possa in qualche modo scuotere le coscienze, o perlomeno farci riflettere.

Avavav non è nuovo a offrire al pubblico delle performance - molto più di un fashion show - provocatorie, che possano scatenare un dibattito. Il tema che ora fa da contesto al make up che ti voglio raccontare ruota attorno al potere della parola. Se da Antonio Marras la parola è un mezzo potentissimo di autoaffermazione di espressione della propria libertà e dei propri diritti, con Avavav assistiamo all'uso più sbagliato che potremmo farne, perché la riflessione è proprio intorno alle parole di odio che popolano la rete (e non solo) e quanto possano essere potenti nel ferire e nel causare dolore alle persone. Da qui è partita la proposta di make up di Michele Magnani, Global Senior Artist MAC Cosmetics, ponendosi questa domanda: e se potessimo vedere i segni sulla pelle dei commenti di odio sui social?

Soprattutto i giovani sono sottoposti costantemente a una pressione sociale e a un giudizio estremamente dannosi per la salute mentale. Se nel mostrarci sui social per quello che siamo riceviamo valanghe di insulti, pregiudizi, commenti giudicanti, quali conseguenze avremo sulla nostra autostima e sulla nostra fiducia nell'aprirci al mondo?

Da questa riflessione si è realizzato questo make up che dimostra come il trucco possa essere molto di più di un elemento decorativo, ma può anzi lanciare messaggi potentissimi.

Per realizzarlo, ci racconta Magnani, sono stati utilizzati soltanto prodotti di make up, senza l'utilizzo di prostetici o effetti speciali. Lividi, bruciature e lacrime vengono così dipinte sui volti dei modelli, con un dettaglio particolare che vuole proprio evidenziare il potere distruttivo della parola d'odio urlata: un overlining esasperato, reso ancora più d'impatto da un finish super glossato.

L'hairlook è stato curato dal Team Wella Professionals, con tre look differenti: lasciando la texture naturale, radici glossate effetto mirror e uno stile messy con onde destrutturate.

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