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Vi spieghiamo l’Armocromia: ha delle basi scientifiche? Il fascino della sua storia

Max Factor, considerato il padre del make-up parlava di armonia dei colori, color harmony make-up, g
Oggi è un trend molto forte e tantissime donne vogliono conoscere la loro palette di colori più donante in base ai principi dell’Armocromia, ma forse non tutti sanno che è una disciplina che ha visto i suoi esordi già nei primi anni del ‘900 e la sua storia è davvero affascinante. Percorrete con noi le principali tappe storiche di questa magica disciplina per conoscere i pionieri di questo metodo ormai centenario!
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In Italia l'armocromia è apparsa per la prima volta alla fine degli anni ’90 ma il suo vero boom risale a circa 3 anni fa. Molti pensano che questa disciplina sia nata recentemente, invece la sua storia ha ormai oltre 100 anni, vede la luce in America per poi espandersi nel resto del mondo. Grazie al fenomeno della Color Revolution degli anni ’20, con il suo culmine nel passaggio del cinema dal bianco e nero al technicolor, le conoscenze nel campo del colore si diffondono in modo trasversale nei vari settori (a partire da quello artistico), in cui il colore diventa un efficace strumento di vendita: nell’industria del make-up, nella moda, nella produzione di oggetti di consumo di massa. Ma è grazie al fenomeno del cinema a Hollywood che l’interesse verso il colore nel make-up, nell’hair-styling e negli abiti di scena delle star raggiunge il culmine, incrementando una maggiore consapevolezza nello studio degli incarnati e di come esaltarli nella maniera più corretta ed efficace grazie all'uso delle palette colori stagionali. Insomma, l'armocromia ha una spiegazione e delle basi scientifiche che si sono solidificate nel tempo grazie a tanti illustri personaggi della moda e dell'arte. Ecco i momenti più salienti di questa affascinante tecnica che rende le persone più belle grazie al solo uso del colore!

Max Factor: il primo make-up artist e il concetto di "color harmony"

Los Angeles, inizi del ‘900, Max Factor, conia la parola make-up e sperimenta dei prodotti cosmetici per il cinema, perché abbiano una buona resa in video, tra questi un cerone flessibile (più leggero e malleabile di quello usato in teatro) per rendere gli incarnati delle dive perfetti. Il suo “pan cake”, ideato negli anni ’30 appositamente per l’avvento del cinema in technicolor, è di fatto il precursore dell’attuale fondotinta.

Fu proprio lui che nel 1918 introdusse il concetto di “color harmony” secondo il quale i colori applicati al viso dovevano essere armonici con l’incarnato e il colore di occhi e capelli della persona per farla risplendere, sosteneva infatti che “glamour non si nasce, glamour si diventa”!

Armocromia e arte

Siamo agli inizi del ‘900 e in pittura si inizia a parlare delle dimensioni del colore con il sistema di Albert Henry Munsell: tonalità, valore e croma, i tre elementi che vengono presi in considerazione anche nell'attuale metodo di analisi del colore della persona. A seguire Johannes Itten, artista svizzero e Robert Dorr, artista Newyorkese: il primo introdusse il concetto di colore soggettivo come aura della persona, e il secondo ideò il Color Key System 1 e 2, ovvero un sistema che suddivideva gli incarnati tra caldi (a base gialla) e freddi (a base blu) partendo dal sottotono della pelle.

La Color Harmony nelle riviste femminili anni '40

Il concetto di color harmony inizia a spopolare poi nelle riviste femminili degli anni ’20, ’30 e ’40: i consigli cromatici sui colori di ombretti e rossetti ideali in base alle proprie caratteristiche cromatiche erano ampiamente presenti. Anche Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden, le pioniere della cura della pelle e del trucco per il consumo di massa, sull'onda di Max Factor, mostravano nelle loro locandine pubblicitarie gli abbinamenti migliori tra le nuance di rossetti e colori di pelle, occhi e capelli delle donne: siamo nel pieno degli anni ’40.

Edith Head e le sue “color aura charts”

Grazie all’influenza di Max Factor con la sua color harmony un altro personaggio chiave nella diffusione dell’armocromia si fece conoscere negli anni ’30: la celeberrima costumista californiana Edith Head, colei che vestì e creò palette per le più affascinanti dive di Hollywood.

Edith Head studiò le palette colori e disegnò gli abiti di scena delle più famose attrici di Holl
Edith Head studiò le palette colori e disegnò gli abiti di scena delle più famose attrici di Hollywood dagli anni '20 agli anni '60

Le chiamava “color aura charts” e si trovano nel suo libro “Dress for success” (1967) nel capitolo intitolato “Come usare il colore con successo”: 34 diverse palette composte da 4 colori ideali in base ai diversi mix di colori di pelle, occhi e capelli delle attrici. Head dichiarò che “il colore è probabilmente più importante di qualsiasi altro elemento nel vestirsi per avere successo. Dovrebbe essere usato come uno strumento di precisione per creare un’immagine piacevole”.

Sono passati alla storia i look dalle tonalità pastello della meravigliosa Grace Kelly (appartenente alla stagione cromatica estate) nel film “Caccia al ladro” del 1955: un magistrale compendio di armocromia dagli abiti alle ambientazioni.

Molti altri sono i film in cui si evince la maestria della Head nel creare abiti donanti non solo in base alla silhouette ma anche in base alla tipologia cromatica: uno di questi è il meraviglioso "Colazione da Tiffany" del 1961, in cui Audrey Hepburn indossa colori a base fredda e vivaci, oltre all'intramontabile combinazione di bianco e nero, donanti a chi appartiene, come lei, alla stagione cromatica inverno.

Nel film Colazione da Tiffany Audrey Hepburn vestita da Edith Head indossa un abito monospalla rosa
Nel film Colazione da Tiffany Audrey Hepburn vestita da Edith Head indossa un abito monospalla rosa intenso, perfetto per il suo incarnato e la sua intensità di donna inverno.

Gli anni ’80: Suzanne Caygill, Bernice Kentner, Carol Jackson e lo sviluppo dell’analisi del colore

Restiamo in California, la culla dell’armocromia e dell’analisi del colore, il metodo per scoprire la propria palette ideale, e troviamo tre professioniste che contribuirono notevolmente allo sviluppo della tecnica.
Cronologicamente la prima è Suzanne Caygill, modista e stilista, che a partire dagli anni ’40 si dedicò completamente allo studio del colore applicato alla persona. Fu dopo 40 anni di studio, negli anni ‘80 che scrisse il libro “Color: the essence of you” e fondò la prima accademia del colore in cui applicava il suo metodo basato sulle 4 stagioni in cui integra per ciascuna quattro sottocategorie che dipendono dalla personalità.

A seguire e in contemporanea, siamo sempre negli anni ’80, Bernice Kentner, cosmetologa, che con il suo libro “Color me a season” del 1978 portò l’attenzione sull’importanza del sottotono di pelle come primario elemento per decretare la palette e colore di occhi e capelli in secondo piano.

Infine colei che fece conoscere il sistema stagionale al grande pubblico americano: la color consultant Carol Jackson con il suo libro “Color me beautiful” del 1980, basato sulle 4 stagioni, un grande successo editoriale che vende ancora oggi e che nel 1986 fu pubblicato anche in Italia con il titolo “I colori della bellezza” (oggi fuori catalogo e non più disponibile).

Il primo libro interamente italiano in cui si parla di Armocromia è stato "La più bella sei tu: guida illustrata ai segreti del fascino femminile" pubblicato da Mondadori nel 1998 e scritto da Maria Grazia Longhi e Grazia Barcelli. A partire dalla fine degli anni '90 quindi questo metodo inizia ad essere conosciuto e diffondersi anche in Italia, anche se con lentezza, per poi avere un boom da 3 anni a questa parte.

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