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Giorgia Soleri: “la bellezza è qualcosa che accade, non che ci appartiene”

Facciamo quattro chiacchiere con Giorgia Soleri su beauty e dintorni, in occasione della sua collaborazione con Mulac

Giorgia Soleri, attivista, poetessa e tanto altro, come scopriremo nel corso di questa intervista, ci ha raccontato cosa vuol dire bellezza oltre gli stereotipi, libertà e auto-affermazione e ci ha rivelato cosa rappresentano per lei il make up e i colori, in occasione della sua collaborazione con Mulac per la collezione Neonude.

Cosa vuol dire per te "bellezza"?

Questa è una domanda complicatissima, nemmeno i più grandi filosofi sono mai riusciti a dare una risposta oggettiva, sicuramente non lo posso fare io. Però ho capito cosa non è per me la bellezza, e cioè imposizione. La bellezza non deve mai essere imposta, soprattutto si dovrebbe slegare la parola bellezza dall'estetica dei corpi delle persone, ritrovando più una dimensione in cui la bellezza sia più qualcosa che accade. Non qualcosa che ci appartiene, non dovrebbe essere un valore da ricercare. Noi da piccole veniamo indotte al "dovere" della bellezza, al cercare di essere più belle possibili. Siamo stati guidati culturalmente al fatto che una donna possa non volere essere bella esteticamente. Anzi, quando si esce da questa gabbia di standard le persone ti rinfacciano di non entrare in quello standard.

Che ruolo ha oggi chi fa attivismo nel superamento degli standard di bellezza tossici?

Soprattutto oggi l'attivismo ha tantissimi spazi. Online c'è la possibilità di collegare tante persone che altrimenti non si incontrerebbero mai. L'attivismo funziona perché ogni persona riesce a trovare uno spazio per l'argomento che più gli sta a cuore. Molto spesso infatti si fa attivismo per qualcosa che si vive quotidianamente e sulle problematiche che si conoscono in prima persona. Io ho deciso di fare attivismo sulle malattie invisibili, ad esempio, e cerco di occuparmi di femminismo a 360°. Ci sono persone che fanno un ottimo lavoro nel portare avanti una narrazione di un corpo considerato non conforme. Penso che sia molto importante il loro ruolo nel combattere la discriminazione. Io ho il privilegio di essere considerata una bella ragazza, non vivo la discriminazione quotidianamente. Da alleata ho il dovere di amplificare il loro microfono, devo cercare di farmi da parte, ascoltare e imparare.

Quali sono secondo te gli obiettivi che il mondo della bellezza dovrebbe porsi oggi? Come dovrebbero evolversi i brand?

Vedo tanta volontà da parte dei brand di ampliare il concetto di bellezza, però vedo anche tanta voglia di farne una questione prettamente commerciale. A volte si sono appropriati del movimento body positivity stravolgendone anche il significato. Ora è tutto uno slogan "accettiamoci, amiamoci, siamo bellissimi nonostante tutto", quando invece, secondo me, dovrebbe essere proprio il contrario: il mondo della bellezza dovrebbe diventare strumento e non necessità.

Come nasce la collaborazione con Mulac?

Mulac è sempre stato un brand inclusivo, nel momento in cui abbiamo deciso di collaborare la mia idea è stata subito capita. Questa collezione vuole dire alle donne che il trucco può essere uno strumento per esprimere se stesse. Abbiamo cercato con il progetto Neonude, un nuovo "nude", di rappresentare le mie due anime: la semplicità e naturalezza ma anche ciò che mi fa sentire a mio agio. Il mio modo di essere nuda è anche con un eyeliner o un rossetto fucsia. Spero che passi il concetto che non c'è un "bisogno" di truccarsi, ma farlo è bellissimo, mi fa divertire e mi fa stare bene. Se qualcosa dovesse evolversi in questo mondo è proprio il dare alle persone degli strumenti e non creare delle necessità che non esistono.

Hai scelto il fucsia come colore d'elezione, come mai? Che ruolo hanno i colori nella tua vita?

Il fucsia è veramente il mio colore a 360°, da piccola odiavo il rosa perché mi veniva imposto come colore da femmina. Invece nel mio percorso mi sono appropriata di questo colore, spogliandolo di tutte le imposizioni. È diventato il mio colore distintivo nel momento in cui ho scoperto i colori. Sto sperimentando, anche grazie al make up, che i colori hanno un potere infinito, soprattutto sul nostro stato d'animo.

Qual è il tuo prodotto di make up preferito e a cui non rinunceresti mai?

Direi il blush, perché quando lo metti ti sembra di stare subito meglio, soprattutto se messo con effetto "sunkissed". Poi puoi metterlo anche sulle palpebre, sulle labbra, è un ottimo multiuso. Se dovessi stare con un solo prodotto beauty sarebbe proprio il blush.

Abbiamo detto che la bellezza non è un valore in sé. Ci sono però dei valori che dovrebbe recare con sé la bellezza?

La diversità dei corpi, raccontati e rappresentati senza giudizio.

Il mondo del beauty era un tuo sogno nel cassetto? Pensi che potrà esserci un proseguimento?

Soffro un po' della sindrome dell'impostore, fare una linea beauty è sempre stato uno dei miei desideri che però ho sempre visto un po' come impossibile. Con Mulac c'è stato un match perfetto, perché condividiamo gli stessi valori, quando ho visto la collezione pronta e completa, la prima volta, mi è scesa una lacrimuccia. Mi piacerebbe proseguire con una nuova avventura nel mondo del beauty, non mi precludo nessuna strada, mi piace fare tantissime cose. Secondo me la cosa bella è che oggi le donne stanno rivoluzionando la loro figura, non vivono più a compartimenti stagni, anche se dobbiamo considerare che c'è chi parte da una condizione privilegiata e chi invece vive in una condizione di maggiore fragilità. In questo senso il concetto di sorellanza diventa forte e concreto, un senso di community in cui ci si aiuta e ci si dà una mano.

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