La transizione di genere, ovvero il percorso che porta un individuo ad abbandonare il ruolo e la fisionomia del proprio sesso biologico per arrivare a vivere secondo il genere con cui si identifica, è un procedimento - finalmente - sempre più accessibile che, ad oggi, riguarda circa lo 0,5-1% della popolazione. In particolare, secondo la Società Italiana di Endocrinologia, si stima che l'incongruenza di genere nelle persone biologicamente di sesso maschile oscilli tra 1:11.900 e 1:45.000, mentre in quelle di sesso femminile tra 1:30.400 e 1:200.000.
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Un iter difficile, in cui il ruolo della chirurgia estetica gioca un ruolo cruciale nel processo di affermazione della propria identità di genere, specialmente per quanto riguarda il viso. Come spiega la dottoressa Cristina Rosati, infatti, «Nel percorso di transizione, la trasformazione facciale gioca un ruolo cruciale. La femminilizzazione e mascolinizzazione del viso non sono solo interventi estetici, ma processi fondamentali per il benessere psicologico e sociale della persona. Un volto che rispecchia la propria identità, infatti, aiuta a migliorare l'autostima e facilita l'integrazione nella società, riducendo il rischio di disforia di genere». Proprio per questo, occorre l'aiuto di un chirurgo per trovare la terapia giusta, che possa accompagnare quella ormonale e aiutare il paziente a riconoscersi nella sua nuova identità.
Quali sono gli elementi del viso su cui intervenire con la chirurgia estetica durante la transizione di genere
«La transizione di genere è un viaggio profondo e personale e la capacità di vedere riflessa nel proprio volto l'identità che ci si sente dentro è essenziale per il benessere emotivo e psicologico», sottolinea la dottoressa Rosati. Una soluzione graduale, che permette di rendere il viso più maschile o femminile, è quella offerta dalla tecnica denominata Combo Lift: «si può considerare un lifting sartoriale, modellato sui lineamenti di ogni singolo paziente. In questo modo, ogni intervento è irripetibile, preservando l'unicità di ogni volto e offrendo tempi di recupero brevi».
Generalmente, le richieste più diffuse riguardano proprio le caratteristiche del viso, da addolcire o da rendere più virili. Le zone su cui si interviene maggiormente sono l’attaccatura dei capelli, la fronte, le palpebre, le sopracciglia, gli zigomi, il naso, la mascella e il mento. Alcune persone richiedono anche la riduzione del pomo d’Adamo. «Con la chirurgia vengono corretti i volumi e ammorbidite le forme, ma si impiantano anche protesi zigomatiche, mentoniere o mandibolari. Si può, poi, intervenire con rinosettoplastiche e blefaroplastiche», spiega Rosati
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Quanto tempo serve?
«Un processo completo può impiegare dai 6 ai 12 mesi, a seconda delle zone trattate e dalle aspettative del paziente», chiarisce la dottoressa. Naturalmente, è fondamentale affidarsi a un chirurgo che segua il rimodellamento facciale dall'inizio alla fine, in modo che il volto risulti armonioso.
Chirurgia estetica in transizione: come cambiare il proprio corpo?
Come è ovvio, le procedure che riguardano il cambiamento di sesso vedono coinvolti numerosi specialisti, dall'urologo al ginecologo, dall'otorinolaringoiatra al chirurgo, generale e plastico. «Accanto all'impianto di protesi mammarie e glutee, si può procedere con il trapianto di capelli, la depilazione o la modifica della voce». Prima di procedere, è ovvio, occorre una valutazione psicologica, realizzata da psichiatra, psicologo e psicoterapeuta, che possano supportare il paziente durante il percorso. «Quanto alla terapia ormonale», specifica la dottoressa Rosati «deve essere effettuata prima di iniziare gli interventi più importanti e, successivamente, deve continuare con le indicazioni dell'endocrinologo».
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In cosa consiste l'iter di transizione di genere
Durante la transizione di genere è importante valutare l'aspetto psicologico di questa cambiamento. «La maggior parte delle persone che non si riconoscono nel sesso di nascita non desiderano completare l’iter di cambio di genere. Molte trovano beneficio nel rimodellare alcuni tratti del viso e del corpo, senza per forza affrontare interventi e terapie farmacologiche molto pesanti», specifica la dottoressa Rosati. Indubbiamente, il supporto di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri è fondamentale, poiché per procedere serve una diagnosi di disforia di genere. Lo step successivo, poi, è affidarsi a uno specialista in endocrinologia, che prescriverà la terapia ormonale. «La conclusione del processo è giuridica: si presenta domanda al tribunale per ottenere l'autorizzazione al cambio di sesso e di nome e, infine, si procede con gli interventi chirurgici», conclude l'esperta.