Quando si parla di pelle e di skincare, in Corea è un argomento serio. Serissimo. "In termini generali, la pelle è un aspetto culturale ed è legata alla cura che ognuno ha di se stesso, che poi si riflette anche nel rapporto con il lavoro e con la società. L'idea è che se una persona non si prende cura di se stessa non lo farà nemmeno del proprio lavoro o della famiglia", spiega Ilaria Toscano, founder e CEO di thekbeauty.com, l'unica piattaforma in Europa specializzata in skincare coreana biologica.
Skincare coreana: i 10 step sono obbligatori?
All'incirca quattro anni fa è arrivata anche da noi l'onda coreana (Hallyu 한류 o Korean Wave), che nel mondo della bellezza ha significato la scoperta di una skincare routine in 10 (o più) step: la risposta al desiderio di un incarnato luminoso e privo di ogni difetto che è subito diventata di tendenza.
Per chi si fosse persa, facciamo un breve ripasso dei famosi 10 step: doppia detersione, prima con detergente oleoso e poi schiumogeno, esfoliazione, tonico, essenza, siero (anche doppio), mist, sheet-mask, crema occhi, idratante e SPF (di giorno). Un po' trascinate dall'entusiasmo - nato anche grazie ai video di alcune YouTuber che mostravano i notevoli risultati ottenuti - in molte abbiamo fatto incetta di cosmetici Made in Korea e abbiamo provato questo tipo di routine. I risultati si sono visti, ma l'impegno richiesto, in termini di tempo, era davvero notevole. C'era da chiedersi quanta dedizione hanno i coreani nella cura della pelle e come fosse possibile che per loro sembrasse tutto così semplice e naturale. La risposta è che in realtà i 10 step sono più che altro un'operazione di marketing e non vanno fatti tutti ogni giorno. "L'esfoliazione chimica e le maschere sono da fare un paio di volte la settimana, ma di fatto sono sette gli step che fanno parte della routine quotidiana: doppia detersione, tonico, siero, crema e SPF", spiega Toscano.
La skincare coreana è democratica
"La bellezza è un fenomeno di massa, non sono solo i ricchi che si curano la pelle. In Corea hanno la cultura delle terme, dove vanno spesso e volentieri, ma ce ne sono diverse e per ogni tipo di tasche, da quelle di fascia bassa alle super spa con trattamenti esclusivi. Tutti coltivano la cura della persona. Chiaramente ci sono anche i brand alto di gamma, ma è proprio per il fatto che c'è questo tipo di cultura che i cosmetici sono piuttosto accessibili. E con accessibili non significa che li trovi al supermercato come da noi (perché non esiste), ma in compenso ci sono dei palazzi con piani di skincare per tutte le tasche".
La skincare è inclusiva e genderless
Se ti è capitato di vedere qualche k-drama o sei fan del k-pop, l'avrai sicuramente notato: in Corea la skincare non ha età e non ha genere e Seoul è considerata la capitale mondiale della bellezza. "Si inizia con la skincare da molto giovani e lo fanno indistintamente uomini e donne. E la maggior parte si trucca. In entrambi i casi si tratta di un trucco molto leggero che punta ad esaltare la qualità della pelle. La cura della pelle è un fatto culturale ed è un aspetto che i coreani esportano a livello globale: dagli attori e attrici nei k-drama agli idol, sono tutti dotati di un incarnato impeccabile e luminoso. Bisogna ammettere che partono avvantaggiati, perché riuscire a ottenere quel tipo di pelle di cristallo, bianchissima e molto uniforme, è un discorso soprattutto genetico. Ovviamente si tratta di un'élite". In Corea non è inusuale che attori o idol diventino testimonial o ambassador di brand di bellezza, anzi. Se i più famosi vengono reclutati da brand conosciuti a livello globale, quelli che non hanno ancora raggiunto un successo stellare diventano volti di k-beauty brand, come gli NCT 127 per Nature's Republic
o l'idol Kim Yo-Han per Tony Moly
e Aromatica con l'attore Kang Ha-Neul,
Nacific con gli Stray Kids,
e Innisfree con Ahn Hyo Seop (se ti sembra di averlo già visto è perché è su Netflix con Business Proposal).
Gli ingredienti della skincare coreana
C'è da dire che il culto della pelle è rimasto invariato nel tempo ma, rispetto a chi li ha preceduti, le nuove generazioni sono più inclusive e tolleranti, anche quando si tratta di accettare il difetto fisico. "Se qualcuno è affetto da acne e non si cura verrà inevitabilmente giudicato male, ma se diversamente si cura e ne porta (purtroppo) le cicatrici, la percezione nei suoi confronti sarà positiva". Per farti un'idea, romanzata ovviamente, puoi guardare il k-drama True Beauty (su Viki Rakuten), che rende l'idea di come la qualità della pelle faccia la differenza a livello sociale.
Ma cosa usano queste generazioni per prendersi cura della propria pelle? "I giovani vogliono INCI minimalisti e sempre più naturali, altamente efficaci e multitasking. Sono tornate di tendenza anche le formulazioni basate sull'hanbang 한방, la medicina tradizionale orientale. In particolare, la Corea vanta una tradizione molto antica di cura attraverso i principi delle erbe, dei fattori energetici Yin e Yang e dei principi di caldo e freddo. Tutti i cosmetici che utilizzano nelle loro formulazioni le piante della medicina tradizionale sono molto apprezzati. Ginseng, fiori di Loto, l'angelica, tutto ciò che è fermentato, dalle foglie di tè alla soia, fino ai probiotici, quindi fermentazione di funghi o il lisato di bifida: servono a rafforzare la barriera idrolipidica e prevenire processi ossidativi e infiammatori, che sono quelli che fanno degenerare la qualità della pelle".
Oriente VS Occidente
Gentilezza è la parola d'ordine, che riflette anche l'atteggiamento che hanno i coreani nei confronti della pelle. "Sono ricercate anche le formule ricche di Centella Asiatica (la famosa Cica) o di ottunia cordata, conosciuta anche come la pianta camaleonte, che hanno proprietà lenitive, antinfiammatorie, antivirali e antibatteriche.
"Anche quando si tratta di pelle grassa, eczemi e acne, hanno un approccio diametralmente opposto al nostro: non aggrediscono il problema e la parola d'ordine di ogni trattamento è soothing. C'è una particolare attenzione anche alle pelli sensibili e sensibilizzate, dovuta al fatto che in Corea, come nella gran parte dell'Asia, è nelle metropoli che troviamo il maggior numero di persone e qui i fattori come l'inquinamento, sia dell'aria che tecnologico, sono un tema molto sentito. Ma mentre noi abbiamo un approccio interventistico e abbiamo prodotti che mirano a risolvere il problema quando si presenta, in Corea lavorano sulla prevenzione e cercano di impedire che il problema insorga. Ecco perché è molto apprezzato e ricercato tutto ciò che aiuta a rinforzare la barriera cutanea".
Proviamo a fare un esempio. Da noi si parla tanto di collagene e di come stimolarne la produzione - che inizia a diminuire già dopo i 25 anni - ma succede perché non è diffusa la cultura di una skincare completa fin dalla giovane età. "Un nuovo ingrediente che presto arriverà in Italia è il Prunus Mume, una varietà di albicocca asiatica utilizzata che ha la funzione di inibire gli enzimi che degenerano il collagene".