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Rappresentazione dei corpi e body positivity: non si tratta di coraggio

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Ogni corpo merita rispetto ma, spesso, è difficile trovare il modo giusto per amare sé stessi e, contemporaneamente, superare la grassofobia, sconfiggendo - finalmente - la diet culture.

Quante volte, in riferimento a Lizzo, Barbie Ferreira o Tess Holliday abbiamo sentito e letto frasi come “Se una come lei ha imparato ad amare il suo corpo, allora possiamo farlo anche noi”? Un’affermazione innocente, ma che rappresenta esattamente tutto ciò che non va all’interno del concetto di body positivity. Perché l’accettazione del proprio corpo non deve certo passare dal confronto con una fisicità che - nel profondo - si ritiene sbagliata. In fondo, per quale motivo il corpo di Lizzo dovrebbe fornire l’ispirazione per mostrare le “imperfezioni” del proprio corpo? Il sottotesto di questo tipo di affermazioni, infatti, rivela quanta strada ci sia da fare nella reale accettazione di fisicità lontane dagli standard imposti dalla società.

Come se esistesse realmente un corpo “giusto” e uno “sbagliato”. E se negli intenti questo tipo di sentimento è certamente nobile - in fin dei conti, il tentativo di sentirsi bene nel proprio corpo non si può condannare - un “corpo grasso” non deve avere il diritto di esistere solo se per ispirare l’autostima altrui. Ecco perché urge un cambio di prospettiva. L’obbiettivo della body positivity, infatti, non deve essere ottenere un supporto per sentirsi meglio con sè stessi, ma abbattere i pilastri su cui di ergono diet culture e grassofobia

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Body positivity: l’importanza delle parole

Si sa, le parole possono essere letteralmente delle armi. E, purtroppo, le definizioni - anche se date in buona fede - contano. Se una persona convenzionalmente ritenuta grassa mostra il suo corpo, non occorre additarla come coraggiosa, eroica o temeraria. Semplicemente, si tratta di un essere umano che ha imparato come accettare la propria fisicità senza paura, indipendentemente dal giudizio degli altri. Una buona pratica che dovrebbe valere per una taglia 38, quanto per una 58. La vera lotta, infatti, deve essere nei confronti della grassofobia e dei pregiudizi che riguardano le silhouette non conformi agli standard. Fondamentalmente, una persona “grassa” che mostra il proprio corpo non deve essere considerata un’anomalia, ma un evento assolutamente normale.

Bisognerebbe fare attenzione, inoltre, anche a utilizzare etichette come quella di body positivity, self love e self acceptance. Spesso, infatti, vengono utilizzate come scudo dietro il quale nascondere stereotipi come quello di “grasso” vs “magro”, “bello” vs “brutto”, “giusto” vs “sbagliato”. 

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Questione di body shaming

Purtroppo, il fatto che le persone magre abbiano più appeal quando denunciano episodi di body shaming è un dato di fatto. Ancora una volta, però, è la prospettiva da cui vengono guardati, riportati e dipinti certi eventi a essere sbagliata. Utilizzare la parola “grassa” per definire una persona normopeso, infatti, sottintende un pensiero più profondo: “se viene considerata sovrappeso lei, cosa dire delle persone realmente grasse?”. Niente di più sbagliato. Escludere alcune fisicità dal body shaming perché considerate indegne di subirlo, non fa che rafforzare l’idea che alcuni corpi - al confronto - siano da ritenere sbagliati. In sostanza, si promuove l'idea che alcuni corpi siano migliori di altri. E, soprattutto, che la parola “grasso” sia un insulto dal quale alcune persone meritano di essere difese e protette. 

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Body positivity 2.0: il corpo degli altri

Una riflessione interessante riguardo alla body positivity riguarda il ruolo centrale che ha il corpo all’interno del movimento. Ma il corpo di chi? Quello verso l’accettazione di sé è un viaggio lungo e difficile, ma che ha - in realtà - ben poco a che fare con la body positivity. Per promuovere davvero l’accettazione di tutti i corpi, in effetti, è necessario imparare ad amare la fisicità altrui, senza giudizi. Ecco allora che rispettare chi sceglie di vivere liberamente il proprio corpo è la vera chiave per sconfiggere la grassofobia. Questo significa non solo evitare di giudicare il corpo altrui, ma anche smettere di prenderli come esempio (negativo). Riducendo tutto, esclusivamente, all’aspetto fisico e dimenticando di considerare l'essere umano dentro il corpo che tanto temerariamente viene giudicato. 

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