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Bellezza e inclusione: una riflessione sul concetto di “nude”

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Nude, neutro, naturale. Tante parole per indicare una sfumatura che, in realtà, non potrebbe essere più indefinita. Con nude, infatti, si indica quello che, solitamente, è il "color carne".

In teoria, non potrebbe esistere una definizione cromatica più semplice, specie nel campo del makeup: esiste, forse, un'indicazione più precisa, facile e diretta per descrivere il colore che si desidera per fondotinta e correttore? Eppure, la parola nude si rivela decisamente molto complessa da interpretare.

Le sfumature di nude, infatti, sono - o, almeno, dovrebbero essere - infinite. Perché? Naturalmente, perché ogni pelle è diversa dalle altre e non solo quando si tratta di carnagione chiara o scura. Persino all'interno del medesima skin tone, infatti, gli incarnati possono apparire molto diversi tra loro e non esiste alcuna ragione al mondo per cui ad alcune persone dovrebbe essere preclusa la possibilità di essere rappresentate e incluse, anche semplicemente attraverso a giusta shade di fondotinta. Di strada ne è stata fatta, impossibile negarlo. D'altra parte, siamo ancora molto lontani da poter parlare di vera inclusione.

Il concetto di nude: un po' di storia

Probabilmente, per i più giovani è difficile immaginare un mondo fatto da meno di 30 sfumature di fondotinta. Bisogna ammettere, infatti, che i brand hanno da tempo provato ad ampliare le loro linee, cercando di includere quante più nuance possibili. Purtroppo, il mondo della cosmesi è stato per anni non abbastanza inclusivo: trovare cosmetici adatti a qualsiasi altra sfumatura dell'incarnato era decisamente complicato. Il mercato, però, cambiò drasticamente nel 2017, quando Rihanna lanciò il suo primo fondotinta in ben 40 shades. Fenty Beauty, in un certo senso, fu il primo marchio a rivolgersi direttamente a consumatori che, fino ad allora, erano stati ignorati, dando un nuovo significato al termine nude. Una pietra miliare nella storia della bellezza, che diede il via a un cambiamento che coinvolse altri brand: da Dior a Nyx, da Nars a MAC, da Charlotte Tilbury a Nabla, oggi è possibile trovare quasi ogni prodotto in almeno 30 sfumature, per dare a ognuno la possibilità di sfoggiare il suo nude.

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Un problema di terminologia: cos'è davvero il nude?

Se dal punto di vista pratico e commerciale il problema del nude sembra essere apparentemente (quasi) risolto, molto c'è ancora da fare sulla sensibilizzazione al tema. Il progetto Color Carne, ad esempio, si premura di attirare l'attenzione su quanto sia necessario adeguare il linguaggio e renderlo più inclusivo. Una veloce occhiata al dizionario è sufficiente: il "color carne" viene definito come una tonalità rosata, simili - appunto - a quella della pelle.

Come è ovvio, però, il colore della carne umana non è solo rosa. Ecco allora che occorre ampliare questa visione di nude e naturale, sul dizionario, nell'immaginario comune, in televisione e al cinema. Un problema che è anche di rappresentazione: molto spesso, infatti, è difficile trovare una pelle molto scura o, al contrario, estremamente chiara efficacemente rappresentata nella cosmetica, nella pubblicità o in tv.

Per quanto più ampia rispetto a qualche anno fa, la definizione di bellezza ancora non riesce ad abbracciare ogni sfumatura di incarnato. Quasi come se, all'interno della medesima etnia, esistesse un "modo giusto" di avere la pelle scura o chiara.

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Inclusione nella bellezza: e poi?

Trovare il modo di far sentire ogni persona rappresentata, cambiare le definizioni del dizionario e concedere a ognuno di trovare il fondotinta perfetto non è che una piccola parte del lavoro che è ancora necessario fare. Nella nuova era della diversità, infatti, sarà necessario variare shades, ma anche texture e formulazioni per rispondere a ogni bisogno.

Un prodotto pensato, inizialmente, per una pelle chiara o poco pigmentata, infatti, potrebbe non avere lo stesso effetto o gli stessi benefici su una pelle scura. Ecco allora che estendere il concetto di nude a oltre 50 shades non è sufficiente. Perché si parli davvero di inclusività, infatti, è necessario riconoscere i bisogni di ogni skin tone, al di là del semplice match tra pelle e colore.

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